Il saluto ai nonni

Il saluto ai nonni

by My Store Admin

Settembre ci ha fatto venire un pensiero. Quando eravamo troppo piccoli perché questo mese fosse caricato di aspettative e programmi per l’anno a venire, per noi significava due cose. L’inizio di scuola, certamente, ma prima ancora: il saluto ai nonni. Dopo un’estate trascorsa nelle loro case bisognava ritornare nelle proprie. Ed era un saluto che aveva la forma di un addio. In macchina tra i resti di una stagione oramai terminata, mentre il motore rombava, si attendeva la loro apparizione. Talvolta tardiva che per un attimo faceva temere in una loro dimenticanza o in un’ assenza, che deludeva per poco. Ma poi entrambi, o uno solo perché l’altro era passato a miglior vita, si presentavano sull’uscio del cancello in ghisa, sul balcone di un appartamento o sul ciglio della strada e facevano un cenno con la mano, accompagnato da un sorriso stanco, che segnava una fine. Un dispiacere sconosciuto stringeva lo stomaco. Era la fine di un altro anno di infanzia, della stagione dei giochi, ma specialmente era la conclusione di una convivenza, quella con i nonni per l’appunto. Abituarsi alla loro presenza, e poi durante l’anno doverne colmare l’assenza con lunghe telefonate o negli sporadici appuntamenti durante le festività era un dolore. Inconsapevoli che poi sarebbe tutto rimasto nella memoria, ci si sentiva perduti. Avremmo dovuto attendere ancora un’altra estate prima di ritornare a studiare le loro rughe, percorsi tortuosi sul viso, senza domandarci mai se fossero stati giovani?  Un altro anno sarebbe dovuto passare per sentirne l’odore stretti intorno al tavolo  durante i compiti estivi? Per ascoltare le trasmissioni radio spandersi dalla porta della loro stanza, per ritrovarli puntuali ai fornelli ad anticipare i nostri languori, per farci raccontare una favola, per intercettare un loro dolore incomprensibile che solo dopo ci saremmo spiegati.  E la severità dello sguardo e la dolcezza delle mani calcaree quando avremmo potuto più vederle? A quei tempi mai avremmo pensato che un giorno saremmo dovuti diventare come loro, vecchi.
 
  Perché li credevamo vecchi da una  vita   
  e per  questo immortali.  
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